FASE 1 -
scelgo il ricordo
La storia
- ai tempi delle elementari;
- siamo a casa, in camera nostra (mia e
di Francesco)
- un amico di mio fratello mi prende in
giro, mi dice :"Sei uno spermatozoo!";
- io non conosco la parola, mi offendo
per il tono di voce, più che per la frase che non capisco;
- mi sento a disagio, mi sento tonta e
ingenua: lui e Francesco ridono di me;
- babbo si sta riposando e mi chiama
perché gli porti il caffè;
- Francesco e il suo amico si
raccomandano che io non dica nulla a babbo;
- io vado da babbo e gli chiedo di
spiegarmi cosa è uno spermatozoo;
- babbo mi spiega che è un semino per
fare i bambini, poi mi chiede perché voglio saperlo;
- gli racconto cosa è successo
- lui si arrabbia con Francesco e il
suo amico e gli dice di non prendermi in giro
- torno in camera sorridendo;
FASE 2 -
identifico il seme (il dettaglio significativo, il momento
emozionante)
Seme
- quando torno in camera, Francesco mi
guarda male, mentre io sono estremamente soddisfatta perché babbo,
con la sua brontolata, ha messo in ordine il mio mondo. Io mi sono
sentita protetta e, come sempre, dalla parte giusta.
FASE 3 - Progetto la struttura del
racconto (l'INTRECCIO)
mescolerò
DIALOGHI - AZIONE
- DESCRIZIONE -
PENSIERI/SENTIMENTI
TITOLO
(qui metterò il tema: la mia
soddisfazione)
incipit
con dialogo: due ragazzi grandi ridono di me
descrivo
i due ragazzi: sono mio fratello e il suo amico;
descrivo
la camera
descrivo
il mio imbarazzo
tipiche
scene di pomeriggi in cui Francesco invita i suoi amici e io mi
eclisso
a
un certo punto vado in camera grande a portare il caffè a babbo
vendetta,
tremenda vendetta: dico tutto a babbo che mi difende! (seme e
culmine della storia)
conclusione
con pensieri e sentimenti: non deve essere stato facile per
Francesco essere il mio fratello maggiore e sopportare che a me, la
più lagnosa, frignona e perfettina delle sorelle, babbo desse
quasi sempre ragione.
Dieci a zero per me!
-
"Spermatozoo!"
-
... "Eh?"
-
"Ho detto che sei
uno spermatozoo! Uno spermatozoo, spermatozoo, zoo, zoo."
Ripete questa lunghissima, assurda, misteriosa parola
sillabandola, per farmela sentire con chiarezza.
-
"Sper... ma ...
to... zoo!" e qui
una risata, anzi due, la sua e quella di mio fratello. Due boccacce
sguaiate si spalancano di fronte ai miei occhi fissi sul pavimento.
Mi dondolo avanti e indietro...
Lui è Giammarco: ha due peletti di barba che ai miei
occhi lo fanno apparire quasi un extraterrestre.
Sta seduto sul letto di Francesco che è lì accanto.
Poco più in là c'è anche il mio letto, il mio comodino e il mio
pezzo di camera che condividiamo. La regola della camera è
semplicissima. Il suo spazio è solo suo e per me è divieto di
accesso. Il mio spazio invece non esiste e quando lui invita gli
amici, sempre maschi e sempre grossi e sempre sgradevoli, io non so
proprio dove trovare pace.
Se almeno non mi vedessero... invece mi vedono, o
addirittura mi cercano, per mettermi in soggezione. Parlano, ma non
capisco mai di cosa. Giocano, ma mai come piace a me, che ho la mia
bambola con il cappottino rosso e la pettino e la cambio e le parlo
con una vocina premurosa e carezzevole. Anche quando si siedono sul
letto o sul divano, sprofondando pesanti fino al pavimento, non mi
somigliano affatto. Se fanno merenda sbriciolano, se scendono le
scale rimbombano come elefanti e se accendono la televisione mi
chiudono fuori.
Comunque, io non ho idea di cosa sia uno "spermatozoo":
è la prima volta in vita mia che lo sento. E' di certo un'offesa, a
giudicare da come me la sparano in faccia, ma perché non devo dirlo
a babbo?
-
Non glielo dire! Hai
capito? Non fare la spia! Non ti ci provare... oh
Francesco,
diglielo anche te alla tu' sorella! -
Intanto babbo mi ha chiamato, perché vuole un caffè.
In un momento i due sgangherati cambiano espressione. Gli occhi mi
fissano concentrati, quasi in allarme. E' differente anche il tono
della voce e non ridono più.
- Babbo! Che vuol dire spermatozoo? -
- E' il nome del semino che fa nascere i bambini.
Perché me lo chiedi?
-
Me lo hanno detto quei due, di là... -
Quando sono rientrata in camera, si sono girati
dall'altra parte, poi se ne sono andati e mi hanno lasciato in pace
per tutto il pomeriggio.
Francesco ci riesce sempre, a farmi sentire in colpa e
fuori posto. Babbo però mi difende e mi conforta sapere di essere
quella che ha ragione.
Sei stato geloso?
E oggi? Magari un po'?
O ancora tanto?
Fratellone grande grande.
La prima volta che ho sentito il terremoto e ero in
salotto con te, alla televisione, non ho avuto paura.