venerdì 4 maggio 2018

I "non luoghi": amore e dintorni




Nel 1992, Marc Augè, un antropologo francese, nel libro

" Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità" 

ha per primo proposto la divisione tra 



LUOGHI ANTROPOLOGICI
- luoghi che conservano le caratteristiche culturali dei popoli che vi risiedono e ne sono lo specchio;
- sono luoghi intensamente vissuti, con i quali gli abitanti si identificano e ai quali sono collegati ricordi intensi;
- immaginiamo, ad esempio, questa aula e tutti i rapporti umani che si sono consolidati al suo interno; la disposizione dei banchi, lo spargimento di appunti, cartelline e cartacce rendono personalizzato ogni banco; quest'aula favorisce gli incontri e questo spazio rimarrà impresso nella vostra memoria per sempre.
e
NON LUOGHI 
- si tratta di spazi progettati per ospitare un gran numero di persone, come sale d'aspetto, centri commerciali, stazioni ferroviarie, stazioni di autobus, ascensori e, in generale, mezzi di trasporto;
- in questi luoghi l'enorme massa di persone presenti non sviluppa alcun rapporto reciproco: gli individui non si incontrano;
- una delle caratteristiche del non luogo è la frenesia dovuta al ritmo della vita moderna: nei non luoghi si transita e si consuma;
- un'altra caratteristica del non luogo è la familiarità: tutti i centri commerciali si assomigliano, così come tutte le stazioni e le sale d'attesa; in questo modo, il visitatore, pur nella sua solitudine, si sente a proprio agio.


Adesso andiamo ad analizzare un tipico NON LUOGO e la relazione umana che si o non si sviluppa al suo interno.

Andiamo in un vecchio autogrill degli anni '80...


























AUTOGRILL

(una canzone di Francesco Guccini, dall'album 
"Fra la via Emilia e il west - 1984 )

ecco il video - link

La ragazza dietro al banco mescolava birra chiara e Seven-up, 
e il sorriso da fossette e denti era da pubblicità, 
come i visi alle pareti di quel piccolo autogrill, 
mentre i sogni miei segreti li rombavano via i TIR... 
Bella, d' una sua bellezza acerba, bionda senza averne l' aria,
quasi triste, come i fiori e l' erba di scarpata ferroviaria,
il silenzio era scalfito solo dalle mie chimere
che tracciavo con un dito dentro ai cerchi del bicchiere...

Basso il sole all' orizzonte colorava la vetrina
e stampava lampi e impronte sulla pompa da benzina,
lei specchiò alla soda-fountain quel suo viso da bambina
ed io.... sentivo un' infelicità vicina...

Vergognandomi, ma solo un poco appena, misi un disco nel juke-box
per sentirmi quasi in una scena di un film vecchio della Fox,
ma per non gettarle in faccia qualche inutile cliché
picchiettavo un indù in latta di una scatola di té...

Ma nel gioco avrei dovuto dirle: "Senti, senti io ti vorrei parlare...",
poi prendendo la sua mano sopra al banco: "Non so come cominciare:
non la vedi, non la tocchi oggi la malinconia?
Non lasciamo che trabocchi: vieni, andiamo, andiamo via."

Terminò in un cigolio il mio disco d' atmosfera,
si sentì uno sgocciolio in quell' aria al neon e pesa,
sovrastò l' acciottolio quella mia frase sospesa,
"ed io... ", ma poi arrivò una coppia di sorpresa...

E in un attimo, ma come accade spesso, cambiò il volto d' ogni cosa,
cancellarono di colpo ogni riflesso le tendine in nylon rosa,
mi chiamò la strada bianca, "Quant'è?" chiesi, e la pagai,
le lasciai un nickel di mancia, presi il resto e me ne andai...










Wislawa Szymborska 
(poetessa polacca 1923-2012)


Amore a prima vista 
Sono entrambi convinti

che un sentimento improvviso li unì.

E’ bella una tale certezza

ma l’incertezza è più bella.

Non conoscendosi prima, credono

che non sia mai successo nulla fra loro.

Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da molto tempo potevano incrociarsi ?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole ?
uno scusi nella ressa ?
un ha sbagliato numero nella cornetta ?
ma conosco la risposta.
non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava e allontanava,
tagliava loro la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra ?
Qualcosa fu perduto e qualcosa fu raccolto.
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell’infanzia ?
Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava su un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
Subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.


"Incontri e disincontri" - Jimmy Liao







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